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Conviene la pensione anticipata nel 2017

Il percorso per accedere all’anticipo pensionistico inizierà dal possesso di tre requisiti, ricordati nel verbale siglato ieri da governo e sindacati: almeno 63 anni di età; maturazione dei requisiti per l’assegno di vecchiaia entro 3 anni e 7 mesi; importo della pensione non inferiore a un certo limite, ancora da mettere nero su bianco.

Potrà essere richiesta: per scelta del lavoratore che, pur non essendo in difficoltà, vuole lasciare l’impiego (Ape volontaria); per i lavoratori in condizioni di maggior bisogno, quali disoccupazione, problemi di salute, necessità di assistere famigliari (Ape social); in caso di crisi di azienda o comunque per facilitare il turnover dei dipendenti (Ape aziendale).

L’Ape, nella sostanza, è un prestito erogato in rate mensili da una banca in favore del pensionando, a copertura del periodo che intercorre tra l’anticipo e la maturazione vera e propria della pensione, che scatta al raggiungimento dei requisiti standard per la vecchiaia. Una volta giunti al traguardo della vecchiaia, terminerà l’erogazione del prestito e inizierà la fase del rimborso dello stesso, in rate mensili, per i seguenti venti anni (indipendentemente dalla durata dell’anticipo).Tutta l’operazione comporta dei costi. Tra questi c’è il prestito, per il quale, sulla base delle indicazioni emerse nei mesi scorsi, si può ipotizzare un tasso annuo nominale del 3 per cento. C’è anche il premio assicurativo che deve essere stipulato a copertura del rischio di premorienza del lavoratore-pensionato e che può essere ipotizzato pari al 30% del valore dell’Ape. Inoltre c’è un “costo previdenziale” determinato dal fatto che si rinuncia a versare l’ultimo periodo di contributi. Questo determina una riduzione permanente dell’importo della pensione rispetto a quello a cui si avrebbe diritto se si continuasse a versare i contributi fino al raggiungimento dei requisiti di vecchiaia.

Se l’Ape è una scelta volontaria, tutti gli oneri saranno a carico del lavoratore, mentre nel caso di Ape aziendale l’impresa può contribuire a coprire i costi tramite il versamento di contributi che andranno a determinare un incremento della pensione che compenserà l’onere dell’anticipo. Rispetto alle ipotesi circolate finora, nel verbale di ieri si ipotizza di ricorrere a questo strumento per favorire il turnover del personale, che è una situazione più ampia della mera crisi aziendale, dato che anche in un momento di buona salute un’impresa può decidere di favorire l’ingresso di nuovi dipendenti in sostituzione di quelli prossimi alla pensione.

Dal punto di vista operativo, l’Inps dovrebbe svolgere un ruolo centrale in quanto dovrebbe certificare il diritto all’anticipo, l’importo minimo richiesto e gestire l’erogazione del prestito e l’assicurazione, le cui caratteristiche dovranno rispettare le condizioni di miglior favore individuate in una convenzione stipulata tra le banche e le società assicuratrici aderenti all’iniziativa e il ministero dell’Economia e delle finanze.

Chi paga l’Ape?

In caso di uscita volontaria, potrà essere ridotto ricorrendo a un anticipo della pensione integrativa, qualora si abbia accumulato un capitale nel “secondo pilastro”. Il governo, infatti, dovrebbe modificare il quadro normativo in modo da consentire l’utilizzo degli importi accumulati anche prima del raggiungimento dell’età pensionabile. Questa rendita integrativa temporanea anticipata (Rita) dovrebbe poter essere affiancata all’Ape o addirittura sostituirla interamente. Per favorire questo nuovo utilizzo della previdenza complementare sarà ridotta la tassazione ora prevista sugli anticipi, allineandola a quella applicata alla pensione integrativa.

Normativa

La pensione anticipata Fornero (attiva dal 2012) e l’APE aziendale (sperimentale dal 2017) sono due strumenti che si rivolgono ai lavoratori prossimi al pensionamento ma con molte differenze: la prima delle quali è che l’anticipo pensionistico sarà accessibile anche per dipendenti di PMI sotto i 15 dipendenti (limite minimo imposto dall’altro strumento).
Analizziamo dunque le caratteristiche per un confronto che mostri quale delle due opzioni è più conveniente per un lavoratore vicino all’età pensionabile.

L’APE aziendale è previsto dall’articolo 25, comma 7 della Legge di Bilancio in discussione in Parlamento: è una forma di pensione anticipata esercitabile a 3 anni e 7 mesi dal raggiungimento della pensione, prevede un trattamento che il lavoratore poi restituirà con la maturazione della pensione. L’azienda incrementa il montante contributivo individuale maturato dal dipendente, versando all’INPS un contributo non inferiore a quello della retribuzione del lavoratore. Il versamento va effettuato in un’unica soluzione, al momento della richiesta dell’APE. La procedura si attiva solo con l’accordo del lavoratore. In parole molto semplici, le imprese versano i contributi che avrebbero dovuto pagare per il tempo che al dipendente manca al raggiungimento dell’età pensionabile in un’unica soluzione, in modo che alla fine l’INPS versi una pensione più alta. Il meccanismo dovrebbe consentire di ripagarsi le rate che bisognerà poi versare per restituire l’APE.

Incentivo Esodo

La normativa di riferimento per la pensione anticipata Fornero è l’articolo 4 della legge 92/2012, in base al quale – nell’ambito di procedure sindacali nei casi di eccedenza di personale – l’impresa può incentivare l’esodo dei dipendenti in esubero a cui mancano al massimo 4 anni al raggiungimento della pensione, pagando una prestazione pari all’assegno previdenziale pieno e versando i contributi. In realtà il trattamento viene corrisposto dall’INPS, in seguito a fideiussione bancaria stipulata dall’impresa.

Differenze

Rispetto alla Riforma Fornero, dal punto di vista anagrafico, l’APE si rivolge a una platea meno ampia, considerando tra l’altro che i 4 anni dalla pensione valgono anche per il trattamento di anzianità, contro 3 anni e 7 mesi dalla pensione di vecchiaia dell’APE. L’APE pone inoltre limiti di reddito non previsti dal trattamento Fornero: il lavoratore deve maturare come pensione un assegno minimo non inferiore a 1,4 volte il trattamento minimo. Ha però il vantaggio di essere accessibile ai dipendenti delle aziende con meno di 15 dipendenti, mentre la pensione anticipata della legge 92/2012 riguarda solo aziende sopra questa soglia ed è esercitabile soltanto nell’ambito di un piano di esuberi, con specifica procedura sindacale.

Per quanto riguarda il trattamento, la pensione anticipata Fornero è più vantaggiosa: 13 mensilità annue (contro le 12 dell’APE), rapportato alla pensione maturata. Anche l’APE è rapportato alla pensione maturata ma l’entità dell’assegno dipende dalla scelta del lavoratore su quanta parte farsi corrispondere in anticipo. La pensione da esodo non prevede nessuna necessità di restituzione a rate della somma, mentre l’APE aziendale prevede 20 anni di rate (i versamenti contributivi delle imprese dovrebbero comunque compensare il trattamento ricevuto).